Alberto Sughi e il Realismo Esistenziale

 

Alberto Sughi (Cesena 1928–Bologna 2012) ha esposto alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, di cui nel 1993 è stato anche presidente.
Nel 1997 è entrato a far parte della Accademia Nazionale di San Luca. Nel 2005 il presidente Carlo Azeglio Ciampi gli consegnò il Premio Vittorio De sica per la Cultura.

Sughi scelse la strada del realismo nell’ambito del dibattito fra astratti e figurativi dell’immediato dopoguerra.
I dipinti di Sughi rifuggono tuttavia ogni tentazione sociale; mettono in scena momenti di vita quotidiana senza eroi.

Enrico Crispolti nel 1956 inquadrò la sua pittura nell’alveo del realismo esistenziale.

La ricerca di Alberto Sughi procede per cicli tematici: le cosiddette Pitture Verdi, dedicate al rapporto fra uomo e natura (1971-1973), il ciclo La Cena (1975-1976); agli inizi degli anni ’80 appartengono i venti dipinti e i quindici studi di Immaginazione e memoria della famiglia; dal 1985 la serie La Sera o della riflessione. L’ultima serie di dipinti, esposta nel 2000, è intitolata Notturno.

Massimo esponente dei pittori italiani del realismo esistenziale ha dedicato tutta la sua opera ai temi della solitudine umana: dell’incomunicabilità, dell’alienazione e in fondo della difficoltà di vivere; temi che esulano da precise condizioni sociali, politiche e civili per andare a costituirsi come un male interiore di tutti i tempi e tutte le stagioni dell’uomo.

Vicino al Partito Comunista Italiano, Sughi non accetta tuttavia di sottostare alle precise indicazioni del partito in campo artistico (soprattutto dopo la scissione tra Astrattisti e Realisti) e si dedica ad una personale ricerca figurale dedicata al malessere interno dell’uomo e della società.
Le periferie delle grandi città  (che dovrebbero essere luogo di socializzazione e invece risultano luoghi di solitudine individuale) e le figure umane solitarie e senza meta sono i suoi soggetti preferiti.

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